Il Sud, il vino, il mare e l’estate. In due parole? Vitigno Italia!
È quasi tutto pronto per la kermesse che da 15 anni appaga i sensi dei winelovers della Campania (e non solo). Dal 20 al 22 maggio, il Castel dell’Ovo sta per aprire le sue porte a Vitigno Italia: 250 cantine e 2000 etichette si sfideranno, anche quest’anno, a singolar tenzone per questo grande concorso enologico. Cinque categorie -vini rossi, bianchi, rosati, dolci e spumanti- quattro invece le referenze, rigorosamente anonime che ogni azienda potrà sottoporre a giudizio.
Abbiamo voluto approfondire l’anima e il fine ultimo di questo grande evento, chiacchierando in una bella intervista con il Direttore della manifestazione, Maurizio Teti
Cos’è Vitigno Italia e qual è il messaggio che vuole dare?
E’ un evento che si tiene nel territorio del sud, l’unica fiera nazionale che rappresenta tutta la regione Campania, ma sostanzialmente tutta l’Italia. Centralizzarla a Napoli significa dare rilievo alla città, cresciuta qualitativamente in termini enologici, ma significa dare visibilità al sud sul palcoscenico napoletano.
Non è un caso, quindi, che la location sia proprio Castel dell’Ovo?
No assolutamente, patrimonio dell’Unesco nonché simbolo vero della città. Un vero valore aggiunto alla fiera che è non solo un momento di mero scambio economico, ma anche un momento di confronto internazionale in quello che è un vero patrimonio nazionale . Un simbolo maggiore di visibilità.
Valori e obiettivi della kermesse?
L’obiettivo è proprio quello di dare valore e visibilità ai territori vitivinicoli italiani. Vitigno Italia nasce 15 anni fa come evento sul vitigno autoctono italiano, poi negli anni c’è stata una maturazione e abbiamo capito che era il momento di investire e dare nuova rotta ai territori vitivinicoli italiani. I territori campani sono molto diversi e particolari e quindi, ribadisco, l’obiettivo è quello di valorizzare il territorio e visibilità a livello nazionale e internazionale. Molti sono i buyer e i giornalisti che provengono da molte parti del mondo e questo non può che dare visibilità ad un comparto, come quello del vino, forte economicamente.
Cosa significa “fare vino” artigianalmente e che parte gioca nell’economia italiana?
Oggi tutte le aziende sono potenzialmente formate per affrontare i mercati esteri e ormai la qualità è la prerogativa. La premessa è la qualità. E’ difficile trovare nel mercato una bottiglia che sia “brutta” al sapore. L’economia in campo enologico ha fatto grandi progressi, anzi dal resto del mondo siamo visti come un paese che “fa alta qualità”. Abbiamo fortunatamente superato il periodo all’ etanolo e l’interesse per il vino italiano continua a crescere in modo esponenziale. Il fatto che i territori italiani siano cosi diversi tra loro e quindi producono vini con caratteristiche e peculiarità diverse ci permette di essere appetibili ad un mercato estero, sempre attento alle novità. L’Italia, da questo punto di vista, domina perché le peculiarità dei vini italiani sono tante, diverse, ma tutte di grandissima qualità. La Campania è l’espressione di tutta questa diversità, basta pensare ai vini dell’Irpinia piuttosto che a quelli del Cilento; due microclimi completamente diversi che caratterizzano i vini. E questo per i buyers esteri è motivo di grande interesse per soddisfare le loro esigenze.
Come vengono selezionate le cantine ,quali sono i criteri?
Non c’è una vera e propria selezione, nel senso che noi abbiamo la fortuna di accogliere 250 aziende ,quindi non abbiamo un criterio di aggiudicazione ma le aziende oramai negli anni si sono fidelizzate. Ovviamente riusciamo ad accoglierne sempre qualcuno in più. Se dovessimo fare una percentuale potremmo dire di avere un 40% dei vini del territorio campano e un 60% del resto d’Italia, diviso in modo equo tra le regioni. Paradossalmente arrivano più dalle zone del Veneto e Trentino piuttosto che dalla Puglia. Questo è un po’ il mio cruccio; mi piacerebbe che il sud facesse più aggregazione ,invece purtroppo è ancora troppo disgregato.
Se può dircelo qual è il vino che l’ha emozionata di più?
I vini mi emozionano, ma questo non posso dirlo! Sorride (ndr)
Cos’è il vino per lei?
Il vino è un momento di condivisione e aggregazione. Dobbiamo ovviamente perfezionare senza dubbio l’aspetto più tecnico, quello di miglioramento, di abbinamento con tutti i corsi Ais, ma non dimentichiamo che il vino è convivialità. Quindi non dobbiamo perdere questa prospettiva, ognuno può avere la sua preferenza, ed è giusto che venga accolta, ma se vogliamo staccarci da questo tipo di visione e renderlo meramente un discorso tecnico perdiamo l’essenza del vino e probabilmente perderemo tantissime persone che continuano ad avvicinarsi a questo mondo pur non essendo “tecnici”. Ho avuto l’impressione che molti si stavano perdendo il meglio del vino perché magari timorosi di dire la propria, sovrastati dai numeri sommelier, invece credo che il vino deve essere vissuto in maniera conviviale. Preferisco apprezzare una bottiglia di vino, piuttosto che esaminarne i tecnicismi. Una bottiglia si apre per piacere!
Non ci resta che augurare a tutti un buonissimo Vitigno Italia!