Il Marocco vitivinicolo: origini e successo
Nel mondo, esistono diversi Paesi produttori di vino che stanno venendo alla ribalta, dopo essere stati sottovalutati per moltissimi anni. Uno di questi è il Marocco, che è anche il secondo esportatore vinicolo nel continente africano, dopo il Sudafrica. Nella terra di Marrakesh vengono prodotti ogni anno oltre 40 milioni di bottiglie e coltivati 37 migliaia di ettari di terreno. Ciononostante, quasi il 60% della produzione locale si concentra attorno all’area di Meknès, ai piedi dei monti Atlante e non lontano dal polo economico di Fes; i suoi terreni sono adatti e il suo clima è molto favorevole e temperato: questi elementi permettono la produzione di vini di ottima qualità.
Ma non è una novità la produzione vinicola in Marocco: all’epoca degli antichi Romani venivano coltivate viti attorno all’antica città di Volubilis (in arabo chiamata Walili), proprio nei pressi di Meknès, dove veniva prodotto un ottimo vino; i latini lo apprezzavano e ne bevevano in quantità, come da tradizione romana. Questa città rimase parte dell’Impero per circa 300 anni, dall’ultimo secolo avanti Cristo sino al 285 d.C.; dopodiché, divenne una città indipendente, di impronta latina e berbera; questo durò fino all’arrivo degli arabi nel 789 d.C., dove l’avvento della nuova cultura, religione e politica fecero terminare la produzione vinicola.
È proprio negli ultimi secoli che, grazie anche alla colonizzazione avvenuta per mano dei francesi, la viticoltura è stata reintrodotta e riscoperta in Marocco; il vino coloniale veniva prodotto per la Francia, almeno fino al 1956: in quell’anno, il Marocco tornò un Paese indipendente e il sultano marocchino Hassan II fermò la produzione vitivinicola, per ovvi motivi legati alla religione, eccetto per alcuni casi particolari. Vennero concessi, per esempio, alcuni ettari del terreno di Meknès a Brahim Zniber, che diventò a seguito il più grande produttore marocchino di vino. Solo negli anni ’90 dell’ultimo secolo, la terra nordafricana ha ricominciato a produrre vino in grande quantità anche nelle altre zone.
Dal 1964 in poi, Zniber fu responsabile, grazie alla sua cantina Celliers de Meknès, della crescita della zona vitivinicola marocchina per eccellenza, sfruttando a pieno i vitigni come il Cabernet Sauvignon, il Merlot, il Syrah e lo Chardonnay: è curioso notare che quest’ultimo vitigno abbia origini mediorientali, secondo alcune fonti e non balcaniche come invece altri ritengono. Il vino di spicco della cantina Celliers de Meknès è lo Chateau Roslane, di cui si producono due versioni: il Cru Rouge (con un blend di Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah in percentuali simili) e il Cru Blanc (con lo Chardonnay).
In sintesi, il Marocco è una terra che produce vini interessanti, particolari e di grande qualità, non solo a fini esportativi, ma anche per la crescente moda di consumo interna, soprattutto tra i giovani: infatti, nelle grandi città marocchine, si possono consumare bevande alcoliche come vino e birra e vi è molta tolleranza, nonostante le restrizioni islamiche. Non si deve considerare quindi il vino marocchino alla stregua di un vino esotico, ma più come una riscoperta dei gusti del passato europeo.