L’ascesa del Cesanese nel territorio laziale
Ci troviamo in una regione con una storia incredibile, basta pensare solamente a Roma per dirlo, ma qui parliamo invece di vino. Altrettanto grande è stata la sua storia enologica con il Cesanese.
Le sue radici risalgono all’Impero Romano ed è stato lodato da vari imperatori e papi. Anche se è stato uno tra i primi ad ottenere la Denominazione d’Origine Controllata (1973), negli anni successivi ha avuto un grande declino. Grazie a delle persone che hanno avuto il coraggio di mantenere delle vigne e pionieri che hanno deciso di scommetterci sopra, nel 2003 il progetto sul recupero e rilancio del Cesanese ha avuto successo, portando la qualità dei prodotti ad un livello alto.
Questo vitigno rispecchia il volto enologico a bacca nera del Lazio nonostante copra circa l’1.5% della superficie vitata regionale. Due sono le tipologie: Cesanese comune e Cesanese d’Affile. Ovviamente il primo non si trova nella zona di Affile! L’area che ricoprono è la provincia di Frosinone ma con alcune eccezioni. La DOCG Cesanese del Piglio nasce nel 2008 e comprende i comuni di Piglio, Serrone e parte del territorio di Acuto, Anagni e Paliano e da disciplinare richiede il 90% di uve Cesanese d’Affile.
Il prodotto finale è un vino rosso rubino intenso, che il tempo trasforma in granato. Al naso si respirano aromi di frutta rossa matura, spezie, cuoio e tabacco, mentre al palato colpisce una grande struttura capitanata da un elevato titolo alcolometrico.
Ottimo con cacciagione, da provare anche con piatti tipici romani come la pajata e agnello alla cacciatora.