Obiettivo: tipicità!

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La moltitudine di elementi: il Terroir

I vini ormai vengono prodotti in lungo ed in largo nel mondo, quindi la domanda non è più “chi produce vino?” ma “come lo produce il vino?”. Per le attrezzature tecnologiche bastano i soldi, quindi un qualsiasi investitore potrebbe produrre vino, ma siamo sicuri che basta solo questo a produrre un vino di qualità? Ecco qui che entra in gioco la tipicità di un vino. Nel mondo moderno la parola che racchiude tutti gli elementi che caratterizzano un vino di qualità è Terroir. La traduzione dal francese non gli fa onore perché qui il concetto è molto più ampio. Esso si divide in tre grandi categorie: vitigno, ambiente pedoclimatico, tecniche colturali.

In molti casi il vitigno non è sinonimo di qualità perché ognuno ha una certa adattabilità ad un ambiente pedoclimatico rispetto ad un altro. Per spiegarlo, faccio un esempio banalissimo: il cabernet sauvignon si adatta veramente ovunque e la prova sta nel fatto che si coltiva dappertutto, ma ce ne sono da 3€ e da 100€. Il nebbiolo invece è molto più esigente ed ha bisogno di un certo clima e territorio ed infatti si trova solo in poche zone.

L’ambiente è composto a sua volta da altre sottocategorie, ma citerò le più importanti. La latitudine è il primo, perché la vite ha bisogno di una temperatura specifica ed infatti nell’emisfero boreale si sviluppa al meglio tra il 40° e il 50° parallelo, mentre in quello australe tra il 30° e il 40°. L’altitudine dipenderà invece da dove ci troviamo, perché si predilige una coltivazione ad alta quota nelle zone più calde ed al contrario in quelle fredde, ovviamente con delle eccezioni. Di terreni si utilizzano varie composizioni ognuna con le sue peculiarità, perché dipenderà dal tipo di vino che vogliamo produrre, tra cui calcareo-marnoso, calcareo-argilloso, sabbioso, marnoso-ferruginoso, e così via. Il clima condiziona l’andamento di ogni annata e le temperature richieste dalla vite sono di circa 25-28 °C, sempre con delle eccezioni! L’umidità anche gioca la sua parte perché se assente le foglie chiuderanno gli stomi, se eccessiva ci sarà un attacco di muffe sugli acini rovinando il raccolto. Non è un caso che la maggior parte delle vigne si trovino vicino a corsi d’acqua!

Infine le tecniche colturali possono variare, seppur di meno degli altri due elementi del terroir, la qualità di un vino. Le tendenze moderne mirano ad un’alta intensità d’impianto, creando una competizione tra le piante in modo tale da far andare più in profondità le radici. Tra le due potature (secca e verde) la più importante è la prima perché darà un’impostazione sulla resa della vite, ovvero quantità o qualità. Il sistema di allevamento dipenderà molto dall’ambiente in cui ci troviamo. Spesso si vede utilizzare la tipologia a spalliera come il guyot un po’ ovunque ma non è raro imbatterci nelle zone calde con un allevamento ad alberello, oppure in climi più freddi con la pergola.

Per concludere, capire veramente il concetto di terroir richiede studio teorico e soprattutto anche quello pratico. Bisognerà degustare tanti vini anche di una singola DOCG per riconoscere le differenze che ci sono addirittura tra una vigna ed un’altra dello stesso produttore!


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