La grande storia della Tenuta San Leonardo e la passione del Marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga
Un’avvincente storia di 1000 anni circa fatta di cultura e passione, quella che ci ha fatto rivivere il Marchese Anselmo di Tenuta San Leonardo in questa emozionante intervista.
Ci racconti un po’ la storia della Tenuta
La Tenuta San Leonardo nacque come un monastero intorno all’anno 1000. I prigionieri che furono liberati in Francia grazie all’intercezione del vescovo trentino, per ringraziare questo gesto costruirono un piccolo tempio a San Leonardo che era il loro patrono. Negli anni il monastero divenne sempre più grande fino al 1600 che iniziò un processo di privatizzazione. Ci si stanziò la famiglia De Gresti che costruì la Villa De Gresti alla fine del 1800 e divenne la loro residenza stabile. Il vino qui iniziò ad assumere un carattere predominante. Fu mio nonno Anselmo, che era un appassionato enologo a spronare mio padre Carlo negli studi di enologia. Una volta finiti gli studi e laureato, mio padre non avendo un buon rapporto con i genitori andò a lavorare in Toscana dove lavorò anche per l’azienda Tenuta San Guido. Quando tornò alla Tenuta San Leonardo dopo la morte di mio nonno negli anni 70 cominciò a dare sfogo alle sue idee di creare un grandissimo bordolese in terra italiana in stile Chateau. Nel 1982 creò il San Leonardo come lo conosciamo oggi con uvaggi Cabernet Sauvignon e Carmenere.
Utilizzate anche vitigni autoctoni o solo internazionali?
Solo vitigni internazionali.
Qual è stato il rapporto tra la vostra famiglia e Giacomo Tachis?
Giacomo Tachis è venuto qui a lavorare per mio padre dal 1984 fino al 2000. Lui è stato per mio padre la sua grande spalla.
Lei che rapporto aveva con Giacomo Tachis?
Io ero un bambino e lui l’ho visto poco. Quando avevo 18 anni spesso a Natale gli portavo il miele perché lui ne era ghiotto e l’ultima volta che lo vidi eravamo in giardino e mi disse una frase che non scorderò mai :”Mi basta un albero per non sentirmi mai solo”. Questa è una cosa molto bella che mi porto di lui. Era una persona interessantissima, schiva, riservata, molto educata, anche molto dura, ma una persona straordinaria.
Quali sono stati i consigli e le innovazioni che Giacomo Tachis ha portato nell’azienda?
Giacomo Tachis era un grandissimo “mescolatore”, come lui si definiva. Era ovviamente un bravissimo enologo, aumentò molto i rimontaggi. Lui seguiva gli assemblaggi quindi questa fu la cosa dove lui diede di più.
Producete solo tagli bordolesi?
Noi facciamo un carmenere in purezza. Un vino abbastanza raro che non facciamo tutti gli anni.
Qual è la differenza tra l’etichetta Terre e gli altri San Leonardo?
Il San Leonardo è il grande vino con 60 Cabernet Sauvignon, 30 Carmenere e 10 Merlot. Il Terre è il piccolo San Leonardo quindi il secondo vino dell’azienda se vogliamo dirla alla francese, che ricalca lo stile del San Leonardo con un approccio più fresco e fruibile però con lo stesso carattere quindi grande freschezza, gradazioni alcoliche limitate, solamente non fa maturazione in legno se non una piccola parte circa il 10%-15%.
Avete mai pensato di creare anche dei prodotti di spumantizzazione?
Noi lo spumante lo stiamo realizzando, non con San Leonardo ma con un altro marchio di nome Marchesi Guerrieri Gonzaga. Dovrebbe uscire alla fine di quest’anno però, siccome non abbiamo ancora messo la liqueur e non avendolo ancora sboccato, prima di uscire con questo prodotto vogliamo vedere se il risultato finale sarà quello che ci aspettavamo. E’ ancora una sorpresa.
Qual è l’annata di San Leonardo che più rappresenta l’azienda?
In questo momento dire che ci sono tre annate che possono più rappresentare San Leonardo e sono la 2013, la 2004 e la 1999. Il 99’ che mantiene ancora la sua freschezza ma con dei distintivi lati di invecchiamento. Il 2004 con una grande pienezza di corpo e sempre una grande freschezza. Poi il 2013 che è uno dei più bei vini che abbiamo fatto, ancora giovincello ma è veramente un ottimo prodotto.
Ultima domanda: che cos’è il vino per lei?
E’ la vita. E’ ciò che mi lega alla mia terra, alla mia infanzia ed è ciò che mi dà la voglia di andare avanti perché noi non siamo wine maker ma siamo dei produttori di vino che è qualcosa di diverso, perché il vino è la più bella espressione del proprio lavoro, della terra. Questo mio legame è forte con la terra, con la gente di San Leonardo, con l’azienda, ed il vino ne è l’espressione tangibile. Io rimango un amante della terra, l’amore più profondo è quello della terra e il vino ne è la conseguenza.