L’associazione VinNatur si occupa da tempo di vino biologico. Il presidente, Angiolino Maule, racconta la sua passione per la viticoltura in questa intervista
Angiolino Maule è il presidente dell’associazione VinNatur, che da sempre si occupa di vino biologico. Con una grande esperienza alle spalle, ha fondato questa rete europea di vigneti che rispettano la natura e il suo ecosistema. Scopriamo insieme la loro ricerca in questa intervista.
Di cosa si occupa l’associazione?
La nostra associazione si occupa di viticoltura ed intende preservare l’individualità del vino in tutte le sue sfumature. Il rispetto dei consumatori, la promozione della ricerca scientifica e la sua divulgazione sono i principali scopi di VinNatur.
Quali produttori raccoglie la vostra associazione?
L’associazione raccoglie viticoltori di tutta Europa, di cui 140 associati in Italia.Siamo tutti viticoltori riuniti per fare un salto in avanti e di qualità nella conoscenza del nostro lavoro.
Perchè è importante parlare di vino biologico al giorno d’oggi?
Nel 2012 la comunità europea ha legiferato il vino biologico, ma lo ha anche dato in pasto all’industria. Oggi si può fare un vino biologico fino ad aggiungere 40 prodotti al mosto. È importante parlare di vino biologico, ma non deve essere una moda,come quella del biodinamico. Deve essere un sistema di fare agricoltura e viticoltura. Perché tutto questo possa avvenire, c’è bisogno di una grande conoscenza. Il nostro modello culturale, infatti, è basato su precise conoscenze e tanta sperimentazione.
Qual’è l’impatto ambientale sui terreni troppo produttivi, che poco guardano alla biodiversità del suolo coltivabile?
Un terreno che non guarda alla biodiversità può definirsi un terreno morto. Sappiamo che ci sono sistemi basati sull’utilizzo di rame e zolfo per combattere le malattie principali. Ma il rame è un metallo pesanteche inquina i suoli. Per quanto riguarda lo zolfo, quello utilizzato proviene per il 98% da scarti del petrolio, quindi è un prodotto di sintesi. Lo zolfo però, è anche un ottimo repellente degli fitoseidi, insetti carnivori che mangiano quelli erbivori. Distribuendo lo zolfo sulla vigna, si tengono lontani questi insetti. Ma se si smette con lo zolfo, l’equilibrio si crea da solo.
Un terreno privo di contaminanti chimici può definirsi un terreno più sano e fertile?
Certamente. Bisogna eliminare lo zolfo, non bisogna utilizzare il rame o altri coadiuvantiche possono rovinare questo movimento di insetti. Le popolazioni entomologiche sono infatti indice di un terreno sano, assieme ai microrganismi che popolano il suolo. Quello che stiamo facendo con i nostri produttori, è lavorare sul benessere della pianta in tutta la sua totalità, compresa radice e pianta. Per farlo, la strada migliore è stata quella di coinvolgere alla comunità scientifica, e fare ricerche pratiche facilmente applicabili.
Quali sono gli obiettivi raggiunti negli scorsi anni dalla vostra associazione?
Con la collaborazione con l’università di Verona, sono state effettuate delle analisi enologiche sulla fermentazione alcolica.Con l’università di Udine, invece, monitoriamo la qualità e la quantità dei microrganismi.Un’altra università, quella di Trieste, effettua analisi entomologiche e botaniche, per la ricerca di organismi alieni ed invasiva. Quello di cui oggi possiamo vantarci, sono i nostri risultati entomologici del 2018: in certi vigneti dei nostri 22 sperimentali ci stiamo avvicinando all’equilibrio ecologico di una foresta. È un grandissimo risultato.
Quali sono le prospettive e le tecnologie future per i vigneti dei vostri produttori?
Il nostro obiettivo è quello di rendere piantecome garganega, pinot grigio, chardonnay, merlot, non geneticamente modificate, resistenti alle malattie e ai patogeni. Tutte le piante devono nutrirsi di macro e microelementi e meso elementi. Bisogna riuscire portare tanta vitalità nel suolo, perchè è la chiave per nutrire al meglio la pianta e renderla maggior resistente ai patogeni. Dieci anni fa questo era un sogno, adesso ci stiamo quasi riuscendo. Restiamo molto fiduciosi per questo 2019. Coinvolgeremo infatti un fisiologo per capire che cosa avviene all’interno di queste piante. Diminuire i trattamenti di patogeni sarebbe un grande passo avanti, ma possiamo arrivarci solo attraverso le ricerche scientifiche dai ricercatori.